Il primo future (28/11/1994) che si è inserito sull’indice di borsa italiana è stato il fib 30. Il 30 sta a significare che l’attività scambiata è il MIB 30 (indice borsistico delle migliori 30 azioni scambiate). Anch’esso è un contratto tra due parti, l’una venditrice e l’altra acquirente ma visto che in questa tipologia non vi è trasferimento di proprietà o di merci l’impegno deriva dall’obbligo di scambio (a scadenza raggiunta) di una somma di denaro. Se l’indice sale dovrà pagare il venditore altrimenti l’altro. Il saldo è costituito dalla differenza tra il valore dell’indice del giorno in cui è stato stipulato il contratto e quello della data di scadenza moltiplicata per 5 euro (tale è il prezzo del singolo punto indicizzato). Non è necessario investire il totale della somma per speculare: all’inizio basta versare il maggiore iniziale (7,5% valore del contratto, anno 2005 ) per assicurare di poter coprire eventuali perdite. E’ compito dell’investitore dimostrare giornalmente la propria solvibilità, per questo motivo egli dovrà depositare giornalmente una quota uguale a quella versata per il margine iniziale. Nel caso l’indice dovesse scendere (idem il future) egli sarà tenuto a reintegrare la parte persa di quella giornata. Da ricordare è che sia in caso di guadagno che di perdita le somme sono sempre inferiori all’effettiva perdita o guadagno. La spiegazione sta nel fatto che il margine (7,5%) viene giornalmente calcolato sul valore del MIB 30: se scende, scende anche il margine o viceversa. Nel secondo caso, una quota di quello guadagnato viene vincolata al conto per innalzare il margine. Si può negoziare il Fib 30 per: speculazione, arbitraggio e copertura.
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